Eros

[Voltron Legendary Defender] nsfw, collegata a "Psiche"

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    “Se dovessi desiderare una cosa assurda per il tuo compleanno,” aveva chiesto Lance una volta, “che cosa desidereresti?”
    Keith ci aveva pensato molto a lungo, non c’era veramente una cosa che volesse, a lui piacevano molte cose ma la maggior parte le aveva ottenute, e le altre non erano abbastanza importanti. Quindi non disse nulla, ma poi, quasi a scherzo, disse, “mi piacerebbe incontrare lo Shiro del passato e farci sesso.”
    Shiro aveva tossito, imbarazzato, e Keith aveva riso, aggiungendo, “non sai quante volte in passato ho desiderato farlo.”
    Ovviamente, non aveva idea che una cosa del genere fosse possibile. Per lui, che pure aveva affrontato i viaggi dimensionali, il viaggio del tempo comunque non si poteva affrontare per una questione di misteri della linea spazio temporale per cui sicuramente non voleva che Pidge gli raccontasse roba a riguardo.
    Invece, a quanto pareva, Allura poteva farlo. Era una cosa da magia alteana spazio dimensionale e astrale di cui Keith non ci capiva molto, ma che per evitare di distruggere completamente la linea temporale, pretendeva che i due Shiro si cambiassero di posto. E Shiro aveva acconsentito a farlo, pur di realizzare uno dei più profondi desideri di Keith.
    E così adesso Keith si ritrovava davanti a uno Shiro ventitreenne, bellissimo come se lo ricordava, con la divisa e un viso da ragazzino, i capelli ancora completamente neri, che lo guardava con uno sguardo perplesso e incantato allo stesso tempo.
    “E quindi tu sei il Keith del futuro,” disse alla fine. “Sei così grande… adulto. Incredibile.”
    “È passato un po’ di tempo.”
    “Questo è sicuro… e quindi sarei io il tuo regalo di compleanno?” Shiro rise. “Sono onorato, ma questo vuol dire che non sarò più qui nel futuro?”
    “In teoria non potrei dirtelo, ma se Shiro non fosse stato qui, tu non avresti potuto essere qui. Voglio dire, ti sei scambiato con lo Shiro di questo tempo, che tra l’altro è il mio ragazzo.”
    “Oh.” Shiro arrossì. “Allora non capisco, perché sono qua.”
    “Perché ho degli amici cretini, e magici, e una volta ho detto per scherzo che mi sarebbe piaciuto fare sesso con te, cioè, con lo Shiro del passato.”
    “Oh,” Shiro arrossì maggiormente. Poi disse, “quindi non lo vuoi fare.”
    “No, sì, cioè, non se tu non vuoi.”
    “No, no, io voglio, cioè, finché siamo qui… Altrimenti sono venuto per niente, no? E non vorrei mai rovinare il tuo compleanno così.”
    “Okay.”
    “Okay.”
    Per un lungo istante si guardarono, Shiro ancora seduto sul limite del letto, Keith in piedi davanti a lui. Poi Keith pensò che era inutile farsi delle paranoie, quello era Shiro, e lui nel futuro aveva già fatto sesso diverse volte, quindi sapeva che cosa gli piaceva e cosa aspettarsi. Era inutile pensare troppo, e poi questo era lo Shiro post separazione da Adam, quindi non era proprio di primo pelo.
    Si chinò di fronte a lui, gli stacciò la cintura e aprì la patta dei pantaloni. Shiro trattenne il fiato, ma aveva già il pene eretto a metà, non c’era molto altro che potesse fare che lasciarsi accarezzare da Keith.
    Keith gli prese il pene il bocca, e succhiò forte, strappandogli un gemito di piacere. Ecco, pensò Keith, è proprio così che me lo ero sempre immaginato da ragazzino, con la testa leggermente alzata all’insu e le guance rosse mentre gli facevo un pompino. Le mani di Shiro si serrarono ancora di più sul lenzuolo del letto, e senza nemmeno accorgersene incoraggiò Keith spostando leggermente il bacino.
    “Woaw,” commentò Shiro alla fine, tra un respiro profondo e l’altro, una volta che gli fu venuto direttamente in bocca.
    “Woaw per il pompino o perché ho inghiottito tutto?”
    “Entrambi.”
    “Ho imparato grazie a te,” gli fece presente Keith, “vedo che le dimensioni del tuo pene sono sempre state notevoli.”
    “È perché ho anche un naso grande,” scherzò Shiro, e poi trattenne in gola un respiro quando Keith gli passò una mano sotto il sedere e premette un dito contro il suo ano. Si sdraiò contro il letto, e cercò di muovere disperatamente le gambe mentre tentava di tirarsi giù i pantaloni. Keith gli diede una mano fino a sfilarglieli del tutto.
    “Come faccio dopo questo a guardare ancora in faccia il mio Keith?”
    “Sfortunatamente, pare che non ricorderai molto di tutto ciò,” commentò Keith mentre continuava a prepararlo muovendo le dita dentro di lui. “È per non distruggere la linea temporale.”
    “Ma io voglio ricordarmelo…”
    Anche Keith avrebbe voluto che se lo ricordasse, pensò mentre lo penetrava e gli strappava un lungo e alto gemito. Forse non avrebbe sofferto di quell’astinenza che lo aveva sempre caratterizzato da ragazzino, dell’idea che Shiro fosse quell’ideale irraggiungibile come le foto sui giornali che i ragazzi usavano per masturbarsi.
    Ricordava la prima volta che avevano fatto sesso, Shiro aveva cercato di essere delicato, ma Keith aveva aspettato per troppo tempo. Era stato rapido, quasi aggressivo, e Shiro aveva riso e lo aveva stretto a sé a lungo, finché Keith non era venuto di nuovo, ed era stato ancora più bello.
    Anche questa volta Keith era troppo rapido e aggressivo, ma sentiva che era la soddisfazione del se stesso ragazzino che stava prendendo il sopravvento su di lui. Spinse ancora più forte, e i gemiti di Shiro aumentarono di intensità e numero.
    “Forse, te lo ricorderai,” disse allora.
    “Impegnati perché io lo faccia,” rispose Shiro a fatica, un braccio appoggiato sugli occhi, quasi imbarazzato, “anche se poi non potrò mai più guardare allo stesso modo il mio Keith.”
    “Invece dovresti farlo,” gli disse, “sarà lì ad aspettarti, e credimi che ti sta desiderando tanto quanto me.”
    Certo, il Keith del passato non era così esperto. Non sapeva di certo fare i pompini, e a maggior ragione non avrebbe potuto ingoiare tutto, probabilmente si sarebbe mezzo soffocato. Non sarebbe stato capace di spingere così bene dentro, sarebbe stato imbarazzato, forse avrebbe preferito che fosse Shiro a guidarlo, a mostrargli la via. Ma Keith sapeva che sarebbe stato entusiasto quanto lui.
    “Magari lo farò.”
     
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