Resta con me

[Voltron Legendary Defender]

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    Era stata una giornata dura.
    La leadership di Keith era accettata dagli altri nella misura in cui non protestavano all’idea che fosse il nuovo pilota del Leone Nero, ma era chiaro che trovavano difficile seguire le sue istruzioni, che erano senza dubbio molto diverse da quelle di Shiro.
    Non è che Keith non ci provasse, a seguire quello che era l’esempio di Shiro e cercare di essere più calmo, non battersi sulle cose che riteneva importante, ritirarsi, ascoltare gli altri, ma non era facile. Lui d’altronde era quello che voleva attaccare Zarkon quando gli altri scappavano, ed era quello che non voleva andare a prendere Allura quando tutti ragionavano in maniera emotiva.
    Non poteva cambiare quello che era. Probabilmente non era tagliato per essere un leader, Shiro si era sbagliato.
    Dopo ogni singolo combattimento, in cui Keith vedeva gli sguardi di incertezza e disapprovazione degli altri, persino quando Lance provava a essere empatico e a dargli dei suggerimenti, il sonno non arrivava mai. Era un misto di delusione per aver deluso Shiro, paura di portare la squadra alla rovina, e incertezza verso se stesso e chi era.
    L’unico posto in cui riusciva a prendere un po’ di riposo era la cabina di pilotaggio del Leone Nero. Lì sentiva che Shiro era in qualche modo vicino a lui, gli parlava come se fosse presente e non chissà dove – quando Keith nemmeno aveva più tempo di andare da solo a cercarlo, se non per brevi momenti.
    Nello scuro della cabina di pilotaggio, Keith si rannicchiava nel sedile da pilota, le gambe strette nelle braccia e la testa incassata, singhiozzando leggermente finché il sonno non aveva la meglio su di lui. Di solito si svegliava tutto dolorante, e il giorno gli ricordava che Shiro se n’era andato.
    Ma nel buio, nella notte, gli sembrava quasi di vederlo, di sentirlo. Poteva avvertire ogni tanto il fantasma della sua mano sulla spalla, il suono dolce della sua voce, la presenza rassicurante al suo fianco.
    “Keith…”
    “Sono un disastro…”
    “Non è vero. Devi solo credere in te stesso. Te l’avevo detto, no? Non devi arrenderti. Io non spetterò mai di avere fiducia in te.”
    “Mi manchi,” mormorò allora Keith. “Non posso farcela senza di te.”
    “Anche tu mi manchi,” diceva allora Shiro, o forse lo spirito di quello che Keith voleva sentirsi dire. “Ma non sono andato da nessuna parte. Sono sempre stato qui, con te.”
    “Per favore, rimani con me. Almeno adesso. Almeno finché non arriva il giorno.”
    “Va bene, Keith, certo che rimango con te.”
    Quando iniziava a sonnecchiare, perdeva un attimo la prima su cos’era realtà e cos’era fantasia, e gli pareva che davvero Shiro avesse parlato, che fosse al suo fianco, che poteva sentire la sua presenza che lo avvolgeva, lo riscaldava, gli dava energia. Allora chiudeva gli occhi e poteva vederlo mentre lo stringeva al suo petto, così Keith si lasciava andare, appoggiava la testa contro di lui .
    Almeno di notte, poteva credere che Shiro fosse ancora lì con lui.
     
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