Problemi da rivoluzionario

[One Piece] x [Six of Crows] - collegata a "Nascita di una rivoluzionaria"

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    Capitolo 1

    Non era previsto che intervenissero in alcun modo. Erano nell'isola solo di passaggio, e il loro scopo era incontrare Lindbergh per comunicargli gli ultimi sviluppi onde evitare di farlo tramite un lumacofono che poteva essere intercettato. Ma ovviamente Sabo non era il tipo che se ne stava con le mani in mano, e non appena riconobbe al banco della locanda il Contrammiraglio Trek, decise di andare a dare un'occhiata, ignorando completamente i consigli che Hack e Koala volevano dargli.
    "Non faccio niente," cercò di tranquillizzarli lui, "cerco solo di vedere se passa informazioni a qualcuno."
    Sebbene capisse le loro perplessità, era un'occasione troppo ghiotta per farsela scappare. Trek era ben noto all'interno della malavita per la sua corruzione e per il suo coinvolgimento con alcuni nobili dell'East Blue a cui passava informazioni sui rivali, alimentando guerre fra di loro che gli consentivano di arricchirsi. Il peggio era che spesso e volentieri sfruttava il nome dei rivoluzionari per alimentare le guerre o far credere che fossero loro a fornire le armi, contribuendo alla loro cattiva fama.
    Insomma, era uno a cui Sabo avrebbe dato volentieri un pugno o due, ma al momento non poteva. Si limitò a sedersi a un tavolino, da cui poteva sorvegliare Trek agilmente, e poi a seguirlo fuori non appena lasciò il locale, poiché all'interno non aveva incontrato nessuno. Purtroppo Sabo e le missioni di spionaggio non andavano molto d'accordo, quindi Trek si accorse subito della sua presenza e si incamminò verso un vicolo cieco.
    "Mi piace essere ricercato, ma forse così è un po' troppo," sorrise Trek, nel mentre in cui spariva dal lato della strada chiusa e riappariva dietro le spalle di Sabo, bloccandogli l'uscita.
    Sabo ghignò e strinse il pugno. Preferiva decisamente un tipo di combattimento di questo tipo, rispetto allo spionaggio. Lingue di fuoco iniziarono ad emergere dalle sue nocche.
    "Niente meno che il capo di stato maggiore," disse Trek. "Mi piacerebbe molto stare a discutere ancora un po' con te ma non penso sia fattibile. Hai un appuntamento dall'altro capo dell'universo adesso."
    E disegnò con le dita il segno di una porta. Non accadde nulla, nonostante Sabo fosse pronto a proteggersi dall'attacco, quindi fece un tentativo di un passo in avanti.
    E immediatamente l'ambientazione attorno a lui cambiò: non c'era più il sole e il caldo, e l'odore della sabbia bagnata sotto i piedi, ma buio e freddo, e una stanza di metallo chiusa da ogni lato. Per un attimo pensò che Trek avesse qualche potere di farlo spostare nello spazio e l'avesse rinchiuso in una prigione, ma capí subito che quei muri non erano fatti di agalmatolite, non ne sentiva l'influsso negativo. Forse erano un'illusione, o forse Trek poteva manipolare il metallo e farlo apparire dal nulla, ma una barriera del genere Sabo poteva distruggerla il poco tempo.
    "Quella non è Nina," sentí una voce sconosciuta, e si voltò.
    Su una delle pareti si era appena aperta una tapparella, che mostrava un vetro e, al di là, due uomini, che più o meno avevano la stessa costituzione, alti, biondi e muscolosi, ma uno era molto giovane, mentre l'altro era anziano e solcato da rughe e cicatrici. Entrambi avevano la stessa espressione stupita in volto.
    "Ehi," li salutò Sabo, alzando leggermente la mano.
    "Che è successo? Dov'è finita Nina?" Il più giovane parlò di nuovo.
    "Deve aver usato i suoi poteri per mascherarsi, pensando di ingannarci. Ma non mi farò fregare."
    "No, aspetta e i vestiti? Nina non è così brava, dobbiamo capire..."
    "Non mi lascerò fregare da una strega in questo modo."
    Sabo rimase in silenzio, cercando di capire che cosa stesse succedendo. Da come i due uomini stavano parlando, pareva che si aspettassero di vedere nella stanza una certa Nina, e francamente pure Sabo si aspettava di essere in tutt'altro posto, quindi tutti erano confusi. Bene.
    Nel fumo verdognolo iniziò ad uscire da due condotti sul soffitto. Sabo si preoccupò un attimo, temendo fosse gas velenoso, ma quando gli arrivò alle narici lo percepì semplicemente come tabacco alle erbe, una di quelle strane sigarette che Belo Belly si faceva di tanto in tanto, ignorando che avesse die bambini attorno. Fastidioso, ma nulla a cui Sabo non fosse abituato, e svanì in fretta come era arrivato.
    Ma non gli piaceva l'idea di essere chiuso in una stanza con gente che gli spruzzava roba addosso, per cui fece due passi e si avvicinò al vetro:
    ; gli appoggiò una mano sopra, lo sentiva resistente, sicuramente antiproiettile. Ma bastò una piccola iniezione di haki per creparlo. I due uomini, scioccati, si allontanarono mentre Sabo terminava il lavoro con un buon calcio e saltava finalmente al di fuori della stanza chiusa.
    "Strega! Non avresti dovuto essere in grado di fare una cosa del genere!" E tirò fuori la pistola, troppo lentamente. Sabo gli fu addosso, la spezzò con una presa intrisa d'Haki e lo mandò contro il muro con un calcio. Poi si voltò verso il ragazzo.
    "Chi sei tu?"
    "Sabo, molto piacere," disse lui, con un leggero cenno del cappello. "E tu?"
    "Matthias. Dov'è Nina?"
    "Se lo sapessi te lo direi. Ma francamente non ho nemmeno idea di chi sia." Si voltò a guardare la stanza da cui era scappato. "Ma se lei era lì dentro, e al suo posto sono arrivato io, sospetto che Trek abbia usato i suoi poteri per scambiarci in qualche modo." Tornò a voltarsi verso Matthias. "Dove siamo qui?"
    "Un laboratorio segreto dentro il palazzo dei reali di Fjerda."
    Strano, Sabo pensava di conoscere a memoria tutti i nomi dei regni del governo mondiale, ma quello non l'aveva mai sentito. "In che mare si trova? East Blue? West Blue?"
    Matthias sembrò perplesso. "Sulla terraferma?"
    "Vuoi dire sulla Linea Rossa?"
    Non ebbero grande tempo di rispondere, perché altri soldati vestiti come l'uomo che Sabo aveva atterrato entrarono nella stanza, i loro fucili spianati, intimando a entrambi di arrendersi, anche se parevano tutti un po' stupiti dalla presenza di Sabo nella stanza.
    "Ci penso io," disse a Matthias, che sembrava un po' preoccupato.
    Si avvicinò senza timore al gruppo, che stava in fila con i fucili spianati. Erano tutti pronti, finché uno di loro decise che Sabo si era avvicinato un po' troppo e tentò di sparargli a una gamba: il proiettile lo trapassò interamente e quasi colpí Matthias che era dietro di lui. "È sotto jurda parem, sparate," disse uno del gruppo, ma per quanto quei proiettili non potessero fargli nulla, non è che Sabo amasse così tanto che gli sparassero addosso. Saltò e atterrò addosso a uno dei soldati, contemporaneamente lasciò esplodere in giro piccole fiammelle che, se non bastavano a mettere fuori gioco il soldato, almeno lo distraevano permettendo a Sabo di colpirlo.
    "Fermo, è Kaz!" Gridò Matthias quando di soldati ne era rimasto uno solo, che tra l'altro ora zoppicava visibilmente e tentava di allontanarsi dal gruppo senza combattere.
    "Amico tu?" Chiese Sabo a Matthias.
    "Diciamo cosí."
    Il soldato si alzò e si tolse in parte il travestimento: non era per nulla biondo. "E questo dove l'hai trovato? È sotto jurda parem?" Domandò, rivolto a Matthias.
    "Forse? Credo?"
    "Cos'è la jurda parem?" Si interessò Sabo.
    "Una droga che aumenta i poteri naturali dei Grisha."
    "A posto, allora, non sono io."
    "Hai appena emesso fiamme dalle mani! Non sei un Inferno?" Borbottò Kaz.
    "Non so nemmeno cosa intendi... io ho solo mangiato un frutto del diavolo."
    "E che cos'è un frutto del diavolo?"
    Ora, Sabo non si riteneva il più intelligente di tutti, ma persino lui riusciva a capire che c'era davvero qualcosa che non andava, perché era come se parlassero di mondi completamente diversi. Dove fosse finito bene non lo sapeva, ma gli tornarono alla mente le parole pronunciate da Trek prima di ritrovarsi in quel posto... qualunque cosa fosse, non era risolvibile in maniera così rapida.
    "Non abbiamo tempo per questo," disse Kaz, di fronte al suo silenzio. "Dobbiamo andare a salvare Bo Yul-Bayur prima che ci scoprano. Ancora di più di quanto abbiano già fatto, intendo."
    "E Nina?" Disse subito Matthias.
    "Dev'essere nel posto dov'ero io prima," disse Sabo. "Ci hanno scambiato di posto, non so per quale ragione. Ma non so assolutamente dove. Non qui, comunque." Dove qui chissà esattamente cosa voleva dire ormai. "Probabilmente ci sarà il modo di scambiarci di nuovo, ma non so come. E non credo si possa fare da qui perché l'uomo che l'ha fatto sta dall'altra parte."
    "Va bene, vieni con noi allora," affermò Kaz.
    "Sicuro che sia una buona idea?" Chiese Matthias, a cui chiaramente l'idea che Nina fosse in un fantomatico qui sconosciuto non piaceva granché.
    "Mi stai chiedendo se voglio con noi uno che non viene ferito dai proiettili e emette fuoco dalle mani? Io dico di sí."

    Nel mentre che esaminavano il laboratorio alla ricerca di Bo Yul-Bayur, Sabo imparò le seguenti cose:
    - Kaz e Matthias facevano parte di un gruppo di sei persone che aveva penetrato la sorvegliatissima fortezza dei Fjerda (di cui Sabo non aveva mai sentito parlare) per salvare dalla prigionia uni scienziato che aveva erroneamente inventato una droga che aumentava si il potere dei grisha, ma li trasformava anche in dei tossicodipendenti che potevano essere sfruttati a piacimento dei padroni
    - Nina era parte del gruppo ed era una grisha
    - I grisha erano persone con poteri magici, in quel mondo, e a quanto pare venivano per quello discriminati e sfruttati
    Tutto ciò era quanto di più vicino che Sabo avesse mai sperimentato in tutta la sua vita, prima come nobile poi come rivoluzionario, quindi si schierò abbastanza dal lato di Matthias e dei suoi, che liberando lo scienziato avrebbero potuto evitare uno sfruttamento della sua scoperta, e conseguentemente dei grisha.
    Però si trovava anche in un mondo sconosciuto, di cui non conosceva benissimo tutte le regole, per cui lasciò andare avanti Kaz a prendere le iniziative e le decisioni, stando pronto ad intervenire per proteggerli se si fossero trovati in situazioni pericolose. Trovarono lo scienziato, che in realtà si rivelò essere il figlio dello scienziato (che era morto nel frattempo), ma apparentemente andava bene comunque perché lui conosceva la formula per la droga e suo malgrado la stava producendo per i Fjerdan.
    "Dannazione," mormorò Matthias sottovoce.
    "Cosa c'è?" Gli domandò Sabo; entrambi erano bel lontani da Kaz, che stava tentando di elaborare una via di fuga sicura per tutti loro, e forse fu anche quello, oltre al tono di Sabo, a far confessare Matthias.
    "Io e Nina eravamo rimasti d'accordo che avremo ucciso Bo Yul-Bayul quando l'avremo trovato."
    "Ma non dovevate salvarlo?"
    "Quello è il piano di Kaz, che per altro lo vuole fare per consegnarlo ai mercanti di Ketterdam in cambio di denaro. Ma Nina pensava, e io sono d'accordo, che la formula dello jurda parem sia troppo pericolosa. La gente combatterà per quella formula, e poi combatterà per averla ottenuta, e molti uomini e soprattutto molti grisha moriranno."
    "Io questa Nina non la conosco," disse Sabo. "Ma pensi che sarebbe d'accordo a uccidere un ragazzo? A uccidere Bo adesso, avendolo davanti?"
    "No," rispose Matthias, senza nemmeno un attimo di indecisione.
    "Bene. Allora intanto salviamolo, al resto ci pensiamo dopo."
    Sapeva già che difficilmente avrebbe permesso a Kaz di consegnare Bo a chicchessia. Se ci fosse stato un esercito rivoluzionario in quel mondo, Sabo avrebbe saputo come agire.

    Si pentì della scelta di far prendere le decisioni a Kaz nel momento in cui, nel tentativo di scappare quasi inosservati, finirono per precipitare in un fiume che circondava il palazzo nei suoi sotterranei, che non solo era gelido (poco male) ma era un fiume con una corrente fortissima, capirete bene che per un possessore di un frutto del diavolo non era l'ideale. Per fortuna Matthias riuscì a tirarlo fuori di peso prima che affogasse definitivamente.
    "Com'ė che sai combattere così bene ma non sai nuotare?"
    "Purtroppo non dipende da me," rispose Sabo, tossicchiando acqua e tentando di riprendere una respirazione regolare. "Tutti quelli che mangiano un frutto del diavolo perdono la capacità di nuotare, non riescono proprio a stare a galla."
    "Ah capisco," disse Matthias. "Suppongo che ci sia un perché... se diventate così forti, dovete avere una debolezza altrettanto forte. Una specie di scambio equivalente."
    Sabo rifletté un attimo su quella scelta di parole. In effetti, perché anche Nina era stata scambiata di posto? Aveva senso che Trek avesse usato il suo potere in modo da scampare a un'eventuale lotta contro Sabo, ma Nina non c'entrava. Inizialmente Sabo pensava che fosse solo una casualità, che fosse nel posto sbagliato mentre Sabo veniva spostato... ma se invece non fosse stato così? Se il potere di Trek, per funzionare, avesse bisogno di fare una sorta di scambio equivalente con un'altra persona?
    "Quanto forte è Nina?"
    "Be' è una corporarlki, che a livello di gerarchia grisha è sul livello più alto, e per di più era nell'esercito di Ravka... sa il fatto suo."
    "Bene, non credo avrà problemi allora," e la cosa sembrò rilassare appena Matthias (difficile da dire con la faccia sempre seria che aveva).
    "Se avete finito di chiacchierare," disse Kaz, che sembrava aver anche lui subito la caduta in acqua quanto loro, anche se non lo faceva notare (Bo, come Sabo, stava dando una mano a riscaldare tutti coi poteri del fuoco). "Dobbiamo andare. Trovare gli altri e scappare."
    Risalirono la china del fiume e trovarono un modo per uscire dai sotterranei, seguendo le indicazioni di Matthias, che a quanto pare era originario di lì e per quanto non fosse mai stato nei sotterranei aveva un'idea più chiara delle distanze e delle direzioni rispetto a loro. E come aveva infatti previsto spuntarono in una piazza al di fuori da una seconda cinta muraria che era l'accesso al palazzo principale. Lí c'era l'armeria e al momento la zona era tenuta in scacco da un particolare carro armato che stava seminando il terrore.
    "Non esattamente la maniera di passare inosservati," disse Kaz, e voleva sembrare annoiato ma in realtà aveva un leggero sorriso divertito sul volto, probabilmente involontario perché fra lui e Matthias facevano a gara a chi era più imbronciato.
    "Quelli sono amici vostri?" Chiese Sabo, che invece aveva un ghigno ampio sul viso. "Hanno stile, mi piace." E pensò fra sé che probabilmente Hack e Koala non avrebbero approvato.

    Non ci fu grande tempo per le presentazioni. Saltarono tutti sul carro armato appena possible, appena riuscirono a mettersi in una zona da dove si potesse salire a bordo senza essere colpiti dall'esercito che stava arrivando. Quindi Sabo non poteva ancora dire chi fossero il rosso, il ragazzone e la ragazza, ma si stavano facendo in quattro per farsi strada tra l'esercito e sfondare la porta. Da parte sua, essendo praticamente intoccabile, Sabo rimase all'esterno del carro armato, agganciato solo con un braccio pieno d'haki, nel caso ci fosse bisogno di lui.
    "Qual è il piano?" Gridò poi, indirizzandosi non proprio a qualcuno.
    "Dobbiamo raggiungere il porto," rispose Kaz. "Una volta a bordo non potranno raggiungerci in tempo."
    "Suppongo che quell'enorme esercito tra noi e il porto non sia una buona notizia, vero?" Disse, parlando una delle poche volte, Bo. La sua frase fu seguita da un coro di imprecazioni e maledizioni.
    Sabo guardò di fronte a sé: era notte, anche se la luna e le stelle bastavano a illuminare la distesa bianca su cui stavano viaggiando e, più in là' c'erano le luci del porto, le vele delle navi che si muovevano al vento e alla risacca, il sapore del sale e, ancora più in là, la distesa nera e mossa dell'oceano. Quella vista lo rinfrancò. Ma fra loro e il mare c'era un intero esercito, una distesa di persone con i fucili spianati e i poteri pronti.
    "Ferma questo coso."
    "Ci arrendiamo?" Domandò il ragazzone, ma rivolto a Kaz.
    Gli occhi di Kaz si ridussero a due fessure. "Che cosa vuoi fare?"
    "Aprirci la strada verso la nave, ovviamente."
    "Sono troppi uomini," disse Matthias. "E tra loro riconosco sicuramente dei Grisha, Inferno, ma non solo. Fabrikator, anche, e probabilmente anche qualche Korporalki. E sono sotto l'influenza dello jurda parem, senza dubbio."
    La notizia scosse tutti, tranne Sabo, che ci accigliò. "Prima di tutto, abbiamo poca scelta, quindi o vi fidate di me o tirate fuori un'altra soluzione per abbattere quell'esercito." Nessuno parlò, anche se tutti fissarono Kaz, quasi sperando che tirasse fuori una soluzione del suo taschino. "Secondo, io dei poteri della vostra gente non ne so niente, quindi fatemi il favore di spiegarmi che cosa sanno fare così posso provare a difendermi."
    Cosí Sabo venne a conoscenza di tuti i tipi di Grisha: i primi due non erano preoccupanti (lui stesso aveva il potere del fuoco, ma meglio di tutti era fatto di fuoco, cosa che non si poteva dire dei Grisha, che il loro elemento lo manipolavano soltanto), mentre il terzo sí, avrebbe potuto essere un problema anche per lui stesso.
    "Devono vedermi, per fare le loro magie?" Chiese Sabo.
    "Sí, ma non so dirti se con la jurda parem valga lo stesso discorso."
    "Correrò il rischio," affermò Sabo. "Ferma il carrarmato."
    Si lasciò scivolare nella neve, i suoi stivali che affondavano nella sostanza bianca. Fece qualche passo in avanti, per togliersi dalla traiettoria del carro armato che si stava lasciando alle spalle. L'esercito era ancora abbastanza lontano, ma poteva sentire lo sguardo dei grisha su di sé, il modo in cui lo seguivano e lo percepivano. Ma lui stesso poteva farlo, poteva usare l'Haki della percezione per capire chi si stava muovendo, chi stava effettivamente usando il suo potere su di lui. Camminò ancora in avanti, sempre più lontano dal carro armato e poi dagli occhi dell'intero gruppo.
    E poi lo sentì, il potere dei Kolporalki su di lui, era come un breve tiro, all'inizio, che gli stava stringendo il cuore. Si fermò, studiò per un attimo i dintorni, prima che il tiro diventasse troppo forte. Quindi si tramutò interamente in fuoco. Una colonna di fiamme fendette la notte, alzandosi fino al cielo, e già quello bastò per gettare nel panico l'esercito. Ma Sabo non si fermò, si mise a correre, lasciando dietro di sé la neve sciolta e il terreno già bruciato sottostante. L'Haki gli riempi la mano, il pugno, che poi lui buttò a terra con forza e fiamme assieme. Il terreno di fronte a lui su spezzò in due, l'esercito tremò e si disgregò sotto la sua forza. Ma a lui il movimento non fece alcun male: ancora completamente tramutato in fuoco continuò a correre, fino a trovarsi nel mezzo di quello che non era più un esercito ordinato, ma una massa informe di gente che correva, gridava, cercava di colpire alla cieca quelle fiamme che continuavano a guizzare attorno a loro. Gli Inferno tentavano di usare quelle fiamme a loro vantaggio, ma quelle fiamme erano vive, erano parte di Sabo, a lui tornavano se erano gettate contro di lui e lui continuava a comandarle anche quando tentavano di strappargliele.
    Sconfisse prima i Korporalki, riconoscibili dalla loro aura, luminosa ma estremamente calma e composta, e dal modo in cui si guardavano attorno, ma non con gli occhi: ma la figura di Sabo, nascosta tra le fiamme, continuava a sfuggire loro. Il resto dell'esercito fu una passeggiata, molti fuggirono da soli, altri finirono preda delle fiamme e del crepacci, Sabo sconfisse gli ultimi che rimanevano in piedi, generalmente grisha distrutti dalla droga che li potenziava. Quando riprese la sua forma originaria, era fermo in un crepaccio, la neve completamente sciolta attorno a lui a creare un macabro cerchio, con i corpi svenuti o feriti che si dipanavano da quel centro. Era un aspetto desolante della vittoria.
    Il carro armato passò al suo fianco.
    "Vieni," gli disse Kaz. Nessuno esultò.

    Solo quando furono al sicuro sulla nave, ben lontani dalla coste di Fjerda, Wylan - il rosso - tirò fuori una mappa. "Ecco, disse, questo è il nostro mondo." E gli fece notare dov'era Fjerda, che avevano appena lasciato, e dov'era Ketterdam, dove si stavano recando.
    Sabo la osservò, aveva studiato cartografia da piccolo, al punto che Ace voleva che diventasse un navigatore. Con la punta del suo dito guantato, percorse i contorni della terraferma, una terraferma più grande di quella a cui era abituato lui, e un mare che sembrava solo accessorio.
    "Sí," disse alla fine. "Non c'entra niente con il posto da cui vengo io."
    Si fece dare un foglio: non era più preciso nel disegno come una volta, e non aveva il tempo di disegnare mappe così precise, ma abbastanza pre mostrare l'enorme differenza con il suo mondo, i quattro mari e la Red Line che le divideva, e la Rotta Maggiore in mezzo, e le sole isole che costituivano tutto quello su cui Sabo viveva.
    Wylan si mostrò incredibilmente interessato alla questione, mentre Jesper - il ragazzone - fece un fischio ammirato. Ma allora da dove vieni esattamente?" Domandò. "Sei un alieno? Un viaggiatore del tempo? Un altro universo?"
    "Non ne ho idea," ammise Sabo. "Dovrei chiederlo alla persona che mi ha mandato qui, ma sfortunatamente viene da dove vengo io, quindi è off limits al momento."
    "C'è una cosa più importante," disse Matthias. "Come ti rimandiamo a casa e riportiamo qui Nina?"
    "Non c'è niente da fare ma aspettare," disse Sabo.
    "Aspettare cosa?"
    "Come ho detto, la persona che può rimediare a questa cosa sta nel mio universo, o pianeta, o quello che è. Non credo ci sia una persona simile anche qui. Ma al posto mio adesso c'è Nina, e poi là ci sono i miei compagni. Basterà aspettare che piglino quello che mi ha fatto questo e lo convincano a rimandarmi indietro. A quel punto, Nina tornerà qui."
    Matthias non sembrava convinto, ma c'era da dire che nulla era semplice in quella situazione, e a nessuno veniva in mente un potere tale (la jurda parem era esclusa, per ovvie ragioni) da riportare Sabo nel suo universo. E anche se ci fosse stato, non avrebbero saputo come riportare Nina indietro.
    Non c'era niente da fare se non aspettare. La persona più seccata di questa situazione era proprio Sabo stesso.

    Sabo passava il tempo seduto sul parapetto della nave, guardando il mare. Il viaggio sembrava proseguire senza troppi scossoni, ma ovvio che poteva capitare guai all'improvviso (anche se sembrava che non ci fossero mostri in quelle acque, non come nella Rotta Maggiore almeno) e che magari i Fjerdan li stavano ancora inseguendo, quindi Sabo aveva l'abitudine di stare all'erta, considerando che si trovava in un mondo estraneo.
    Con l'haki dell'osservazione notò subito che Jesper si stava avvicinando di soppiatto a lui; aveva intenzioni divertenti, ma non del tutto malevoli, quindi Sabo fece finta di nulla ma lasciò che il suo corpo diventasse intangibile. Scherzosamente, Jesper tentò di dargli un pugnetto sulla schiena, ma la sua mano entrò nel nulla: Sabo aveva lasciato il suo corpo aprirsi in parte anche per evitare che Jesper di bruciasse nel toccarlo.
    "Woaw, woaw," Jesper esclamò, ma non era davvero spaventato, più divertito. Si accomodò sul parapetto seduto accanto a lui. "Quindi tu sei proprio fatto di fuoco?"
    "Esatto."
    "Ma non dovrebbe tipo prendere fuoco il legno dove stai seduto? Come funziona? Come riesci a toccare le cose?"
    "Non è che posso darti una vera spiegazione, nemmeno noi sappiamo poi così tanto dei frutti del diavolo. Sostanzialmente, il nostro corpo di carne esiste ugualmente, come su un piano uguale ma diverso rispetto ai nostri poteri. Non so se è chiaro, ma esistono dei sistemi per superare il potere e toccare il vero corpo del possessore. Ovviamente quando è nostro, possiamo controllare il passaggio fra il corpo vero e il potere che possediamo."
    "E non potete nuotare."
    "No."
    Jesper ridacchiò. "Sei letteralmente in grado di sbaragliare un esercito e creare bombe di fuoco ma non puoi nuotare. Non lo trovi ridicolo?"
    "Matthias ha parlato di scambio equivalente," rispose Sabo con una risatella. "Ma c'è una spiegazione, o almeno viene detto che il mare ti rifiuta quando mangi un frutto del diavolo perché sei maledetto."
    "I poteri come una maledizione..." e questa volta Sabo capí che non si stava riferendo ai frutti del diavolo.
    "Nel mio mondo però i frutti del diavolo sono molto ricercati," Sabo disse. "Certo, c'è chi ha delle riserve riguardo alla questione del non nuotare, e molti hanno pregiudizi perché certi poteri sono terribili, e in altri casi non è conosciuto il potere che il frutto del diavolo ti può dare, quindi può essere un rischio. Ma tutti, nelle grandi potenze del mio mondo, hanno un frutto del diavolo, o almeno quasi tutti. È un vantaggio notevole nella maggior parte dei casi."
    "Quindi nel tuo mondo non c'è discriminazione."
    "Non nei confronti di chi mangia un frutto del diavolo." Sabo fece una piccola pausa. "Ma evidentemente la discriminazione è una componente fondamentale dell'esistenza dei mondi."
    "Quindi dobbiamo rassegnarci?"
    "Scherzi?" Sabo gli rivolse un sorrisetto. "Io passo il tempo a combattere contro quelle discriminazioni." Poi rifletté, "se pensassi a un gruppo che combatte qui le discriminazioni contro i grisha, a chi penseresti?"
    Jesper ci pensò su. "Direi il regno di Ravka. Cioè, non è che li non siano visti un po' di malocchio, ma almeno non sono più così apertamente discriminati, almeno è loro permesso di fare carriera nell'esercito, anche se appunto in generale è il loro unico ruolo. Io non ci sono mai stata, ma Nina viene da là e ne ha sempre parlato come il posto migliore per un grisha dove vivere. A Fjerda, come hai visto, non sono solo discriminati ma proprio perseguitati, e così a Shu e da dove vengo io. A Ketterdam sono tollerati perché a Ketterdam i soldi contano più di qualsiasi cosa, ma è un brutto posto, non un posto dove è bello vivere."
    "E allora perché voi ci vivete?"
    "Perché anche noi siamo brutte persone," risposte Jesper. "E chi non lo è se ne andrà, come Inej, Nina o Matthias."

    Tra tutti i membri di quella strana banda, quello con cui Sabo si trovava più in sintonia era Wylan. Scherzosamente Jesper aveva detto che era perché entrambi facevano esplodere le cose, ma Sabo sentiva che c'era qualcosa di più. Non era il fatto che fra tutti Wylan sembrasse quello più fuori dall'ambiente, ma forse erano le ragioni di quella estraneità.
    "Kaz, posso parlarti?" Disse un giorno Wylan, mentre stavano ancora navigando verso Ketterdam.
    Sabo era poco lontano, e percepì l'inizio del dialogo. Non si avvicinò troppo da essere parte della conversazione inizialmente, ma abbastanza da sentire e da vedere Kaz che annuiva.
    "Io rispetto molto la tua intelligenza," disse Wylan, "ed è grazie a questa ci hai portato dentro la fortezza e poi anche fuori. E per questo non riesco a pensare che tu ti stia davvero fidando di Van Eck."
    "Non mi fido, infatti," confermò Kaz, "ma Van Eck è un mercante, e i mercati mettono il commercio e il denaro sopra di tutto. Il nostro alla fine è uno scambio commerciali."
    Wylan scosse la testa. "Questo è vero, ma hai vissuto a Ketterdam abbastanza a lungo ler sapere che la gente come te non è mai considerata degna a prescindere. Quello che fanno per te è un favore, una gentile concessione. Non sei pari a Van Eck, questo è quello che lui pensa. Non gli importerà distruggere io vostro accordo, perché ne andrebbe di più nella sua reputazione e fare accordi con te che non a non rispettarli."
    "In ogni caso, ho i miei piani. Finora hanno sempre funzionato."
    "Con un po' di fortuna. Non so come saremo usciti da Fjerda senza Sabo e il suo fuoco."
    Una leggera ombra passò sul volto di Kaz, ma non rispose nulla.
    "Io ho capito cosa vuoi fare, e non funzionerà," continuò Wylan. "A mio padre non importa nulla di me. Anche se minacci la mia vita, non gli importerà e continuerà ad agire unicamente secondo il suo interesse. Quindi non basare la tua teoria su quello."
    "Tu sei il figlio di Van Eck?" Esclamò Sabo, entrando finalmente nella conversazione, quasi senza farci caso.
    "Purtroppo sí," rispose Wylan cupo.
    Adesso era chiaro perché Sabo si sentisse così legato a lui, o per lo meno rivedeva in Wylan una parte di se stesso, entrambi avevano l'esperienza con un padre ricco o nobile che non aveva minimamente a cuore la vita del figlio, se non come estensione di sé stesso per acquistare ancora più ricchezza e potere. E quando quello non si poteva fare, il ramo secco poteva essere tagliato senza troppe remore. Per quanto il padre di Sabo potesse essere venuto a salvarlo, aveva poi reso ben chiaro che Stelly era lì per sostituirlo se qualcosa fosse andata storta, e c'era ben poco da interpretare in quella frase, non era casuale che suo padre gliel'avesse detto di straforo.
    "Concordo con Wylan," disse allora Sabo. "Io questa gente la conosco, non mette la propria ricchezza davanti nemmeno ai propri parenti. Specie se questi parenti scappano di casa e diventano dei mezzi pirati o avventurieri. O peggio."
    Wylan gli scoccò un'occhiata di straforo, e Sabo su sicuro che aveva capito che si stava rivolgendo più a se stesso che a Wylan, ma decise di non indagare, non al momento. "Se vuoi possiamo fare una scomessa," disse invece a Kaz.
    "Non scommetto se non sono sicuro di vincere," rispose Kaz. "Magari mi fido, ma che cosa suggerite? Abbiamo fatto tutto questo per i soldi di Van Eck, non avrebbe senso rinunciarci adesso che siamo così vicini. E vale anche per te, Wylan, volevi questi soldi."
    "Si..." ma era chiaro che non era convinto, e Sabo aveva già capito che per lo meno per Wylan tutta quella faccenda era più un probabile che l'avesse fatto per provare qualcosa a lui personalmente, e forse pure a suo padre. Diverso da Sabo, quindi, il cui obiettivo era sempre e solo essere diventato libero.
    "Sabo, tu pensi di poterci dare ancora una mano?" Kaz disse. "Credo che Van Eck si aspetti Nina, se lo sa, e quindi abbia dei grisha per contrastarla. Ma di sicuro non si aspetta te."
    "Penso di si," rispose Sabo. "Ma non lo farò."
    Kaz strinse i suoi occhi su Sabo. "Perché?"
    "Io non credo dovremo consegnare Bo a nessuno, men che meno per denaro," risposte Sabo. "Non penso che Van Eck terrà Bo, o meglio la sua conoscenza del jurda parem, per se stesso. La sfrutterà per guadagnarci, per venderlo al miglior offerente mettendosi contemporaneamente al sicuro dalle conseguenze. Abbiamo già visto cosa stavano facendo i Fjerdan con i grisha utilizzando la jurda parem, e da quello che mi dite, non penso che gli altri popoli saranno diversi. Se non ci sarà una guerra, cosa di cui dubito altamente, ci saranno molti grisha che soffriranno. Io non ho intenzione di partecipare in qualcosa del genere."
    "Che cosa intendi fare, allora?" Kaz chiese, e aveva un tono di voce basso, pericoloso. "Hai intenzione di passare il tempo a fare da baby-sitter a Bo da solo per tutta la vita, quando non sei nemmeno da queste parti?"
    "Lo farei, se venissi da questo mondo. O se fossimo nel mio, saprei a chi affidare Bo," risposte Sabo. "Ma forse qui la soluzione migliore è portare Bo a Ravka. Da quello che ho capito, è l'unico posto dove non userebbero la droga sui grisha, e anzi, a loro converrebbe persino trovare un antidoto."
    "Ravka è piena di debiti dopo la guerra, tu non puoi saperlo perché non sei di qui," ribatté Kaz. "Non avremo mai soldi da loro. E senza Nina, poi."
    "Non è che devi farlo per soldi, devi farlo perché è la cosa giusta da fare."
    Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi Kaz mormorò, "fare la cosa giusta è la strada migliore per essere imbrogliati. Qui noi dobbiamo campare, e magari farlo in maniera decente."
    "Tutti quei soldi sono ben più del decente."
    "E che male c'è? Abbiamo fatto quello che nessuno aveva mai fatto, e ora vogliamo goderci il frutto di questo. Avevamo un accordo con Van Eck, non è forse corretto che lo rispetti, o che glielo facciamo rispettare?"
    "Van Eck non è certo una persona che ha il mio rispetto," ammise Sabo. "Ma tu riesci a vivere con la coscienza di tutti i grisha sulle spalle?"
    "Senza alcun problema."
    "Nina la penserebbe allo stesso modo se fosse qui?" Domandò Sabo. "Lei è una grisha, no?"
    "Lei era parte dell'accordo."
    Sabo premette le labbra: lui sapeva una cosa che Kaz evidentemente ignorava, cioè il piano suo e di Matthias per uccidere Bo. Non credeva Kaz avrebbe mai consentito, quindi in quel gruppo tutti usavano tutti, e non c'era la fiducia a cui Sabo era abituato. Inoltre sospettava grandemente che anche Kaz avesse delle ragioni per comportarsi in quella maniera, qualunque essere fossero. Ma non lo conosceva abbastanza bene da capirle, e anche se gliele avesse chieste Sabo dubitava Kaz avrebbe risposto, per cui era inutile.
    Poiché non aggiunse nulla, Kaz disse, "non aiutarci, se non vuoi, ma se non lo fai probabilmente Bo finirà comunque belle mani di Van Eck, l'unica differenza sarà la morte di tutti noi nel frattempo, quindi..."
    Non aggiunse nulla, se ne andò con il suo solito passo claudicante e non si aspettò che gli altri avrebbero avuto qualcosa da aggiungere. Difatti non aggiunsero nulla, ma attesero che si fosse allontanato prima di parlare fra di loro.
    "Ci aiuterai comunque, vero?" Chiese Wylan.
    "Non ho molte alternative." Sabo scosse le spalle. "Ma tanto noi due sappiamo bene che non c'è una sola possibilità che Van Eck rispetti il suo accordo, quindi nemmeno Kaz gli consegnerà Bo se non avrà i suoi soldi, e non succederà a breve. Poi capirò bene che cosa fare dopo."
    "Sembri conoscere bene quelli come Van Eck."
    "Sfortunatamente sí."
    Wylan lo guardò con un curioso interesse. "Che cosa facevi nel tuo mondo? Che cos'eri?"
    "Il mio mondo funziona in maniera molto diversa dal vostro," disse Sabo. "Ti basti sapere che c'è un governo mondiale totale e che non è composto da persone molto lontane dal comportamento di Van Eck o dal pensiero dei Fjerdan."
    "E tu stai facendo qualcosa contro di loro, nel tuo mondo?"
    "Sí."
    Wylan annuí. "Io da un lato ti capisco. Però sai, qui non è il tuo mondo. Tu a una certa te ne andrai, e saremo noi a dover raccogliere i cocci."
    "Che io non stia qui per sempre è vero, ma Nina speranzosamente tornerà. Boh, magari sono io, ma penso che lei qualcosa voglia fare. Mi pare l'unica che non stia facendo questo per vendetta o interesse personale. In ogni caso è vero che io non ci sarò più. E inoltre," aggiunse, "non sono del tutto estraneo al concetto di vendetta. Le mie sono comunque un po' meno elaborate."
    Avrebbe voluto parlare con Wylan un po' di più, ma si rese conto di essere stanco. Aveva la netta impressione che avrebbe rivisto troppo si se stesso in Wylan e non era sicuro che la cosa gli sarebbe piaciuta.

    Anche Ine gli piaceva. A differenza di Wylan, che sentiva molto vicino a se stesso, Inej gli ricordava Koala. Ovviamente erano particolarmente diverse nell'aspetto e nel carattere, ma guardandola non poteva non venirgli in mente Koala. A questo punto pensò che non ci fosse molto da fare, che le persone che avevano sofferto in un modo particolare, avessero attorno a sé un'aura particolare che si percepiva anche all'esterno.
    Lei gli si avvicinò nel pomeriggio dopo la discussione con Kaz.
    "Ti piace stare qui," gli disse.
    "Mi piace il mare."
    "Dev'essere perché il tuo mondo è composto solo da oceani."
    "A te non piace?"
    Inej sembrò improvvisamente sorpresa dalla domanda. "Non credo di aver particolari sentimenti a riguardo," disse infine. "La mia gente è nomade, non possediamo una patria, al contrario di Jesper o Nina. Non ho mai guardato a qualcosa per trovare un senso di appartenenza."
    "Allora tu cosa cerchi da tutto questo?"
    "Che cosa intendi?"
    "Io sono un po' stupido," disse Sabo allora. "Ma nel corso del tempo ho imparato a riconoscere i caratteri, è un tratto distintivo del mio lavoro, altrimenti sarei già morto. E da quello che ho capito qui, Kaz po fa per vendetta, i soldi sono il mezzo con cui la vuole ottenere, ma non ciò che desidera veramente. Wylan vuole dimostrare di essere qualcuno, Jesper ama il rischio. Matthias si è ritrovato in mezzo al casino e non sa come venirne fuori, però sta seguendo Nina, il che naturalmente adesso è un po' complicato da tutta la faccenda dello scambio."
    Inej rimase in silenzio, ma lo guardò con interesse. "Se pensi che ti dica che vendetta sta seguendo Kaz, la risposta è no. E non penso nemmeno di conoscerla, a dire la verità."
    "Non è quello che ti ho chiesto," risposte Sabo con gentilezza. "Volevo capire se cercavi qualcosa anche tu. Stai seguendo Kaz, per lealtà? Sicuro. Altrimenti non saresti qui a parlarmi. Non ti preoccupare, quello che posso fare lo farò. Ma non assicuro altro a parte tirarvi tutti fuori vivi da qualsiasi casino."
    "Mi pare già sufficiente."
    "Allora, cosa vuoi? C'è qualche desiderio che stai cercando? Qualcosa per cui valga la pena sacrificare Bo?"
    Inej si accomodò sul parapetto al suo fianco. "C'è stato un periodo in cui non ero sicura di quello che volessi. Era un insieme di tutto, sai, tornare dalla mia famiglia, essere libera. Non avevo un vero obiettivo oltre questo."
    Era una situazione familiare a Sabo. Annuí. "E invece adesso?"
    "Ho deciso che con i soldi che otterremo da questa storia mi comprerò una nave e ingaggerò un equipaggio e darò la caccia a tutti i pirati dell'oceano. Forse non sarà nulla, ma per quanto possibile voglio impedire loro di fare ad altri quello che è successo a me."
    A quella dichiarazione, Sabo rise. Ma non era una risata di scherno, era una risata in piena allegria, di gioia per quello che lei gli aveva raccontato e anche di simpatia. A Sabo mancava ridere di cuore così, con tutto quello che vedeva ogni giorni spesso era difficile anche guardarsi allo specchio.
    "È un bel sogno," le disse.
    "Pensi che sia assurdo? Utopico?" Inej doveva aver capito che La risata di Sabo non era cattiva, ma quella era una insicurezza sua.
    "No," scosse la testa lui. "Nel mio mondo io sto combattendo contro delle persone che detengono il potere da mille anni. Stiamo combattendo con l'intero ordine costituito, con cose che sono date per scontate, e per ragioni non molto lontane dalle tue. La tua missione è nobile." Poi le sorrise. "La mia migliore amica è come te."
    "Vuole combattere i pirati?"
    "No, è stata schiava e adesso vuole che nessun altro lo sia."
    Inej lo guardò di straforo, come se volesse chiedergli di più, volesse sapere di più di questa migliore amica che aveva vissuto cose simili. "Mi piacerebbe conoscerla," disse invece.
    "Credo che ti piacerebbe," disse Sabo. "Anche a lei tocca spesso fare da babysitter a qualcuno che tende a fare pazzie."
    "Questo qualcuno saresti tu?" Sorrise Inej.
    "Così dicono loro," rispose Sabo, fingendosi fintamente offeso dalla situazione.
    "Grazie per questa chiaccherata," disse Inej alla fine. "Non giudicare Kaz, non è quello che sembra."
    Dentro di sé Sabo si ricordò di Law, si come anche lui si fosse fatto prendere dalla vendetta ma alla fine avesse fatto la cosa giusta. "Non lo farò," disse, "ma promettetemi che se c'è un modo per voi di guadagnare senza sacrificare Bo e i grisha, voi lo userete."
    Inej lo guardò intensamente e annuí. "Prometti che ci darai una mano a trovarlo, questo modo."
    "Non sono mai stato granché nei piani," disse Sabo. "Ma farò del mio meglio."

    L'ultima persona da cui ebbe confidenze durante quel viaggio fu Matthias. Non era venuto a cercarlo molto durante il viaggio, anzi, Sabo l'aveva visto raramente in giro, era chiaro che non aveva grande confidenza con gli altri, così come Bo che tendeva a starsene nella sua cabina, ben consapevole che era merce di scambio e poco più.
    Da parte di Matthias, c'era anche il problema che aveva definitivamente lasciato alle spalle la sua patria, e da traditore nientemeno, e la persona per cui l'aveva fatto era al momento dispersa in un altro universo senza alcuna certezza che potesse tornare indietro (questo nonostante Sabo fosse sicurissimo che Koala e Hack avrebbero trovato un modo, li conosceva e si fidava di loro).
    Insomma, Matthias aveva poco da dire in generale, e poco da dire a Sabo ma apparentemente il fatto che Sabo passasse il suo tempo in solitaria seduto sul parapetto, le gambe a ciondoloni sul vuoto, con il vento che gli faceva ondeggiare i capelli e il mantello, il cappello a cilindro mollemente tenuto nelle mani, dava a Sabo l'impressione di essere una specie di santone che possedeva tutte le risposte.
    "Ciao," disse solo Matthias, sedendosi a fianco a lui come se non avesse davvero qualcosa da dirgli.
    Sabo studiò il suo profilo duro. "Sono sicuro che Nina stia bene," gli disse. "Non posso dire che il mio mondo sia il più sicuro del mondo, ma l'isola in cui ero si, e poi c'erano i miei compagni con me. E nessuno perseguiterà Nina per essere grisha, da me."
    Matthias annuí, ma era chiaro che non era quello che voleva sentire, che non gli sarebbe bastato a rassicurarlo. "E se non ci fosse modo per te di tornare?"
    "Dev'esserci per forza," risposte Sabo con sicurezza. "Non ho mai visto un frutto del diavolo di cui un possessore non potesse riportare indietro gli effetti. Anche di cose più complicate di queste. Ho visto frutti in grado di trasformare la gente in giocattoli e cancellare la memoria di quella persona da chiunque. E si poteva tornare indietro da quello."
    Ancora una volta, Matthias non sembrò così rassicurato. Ma forse era solo la sua faccia standard, che era accigliata e preoccupata normalmente. D'altronde, Sabo gli sembrava forse troppo tranquillo, vista la situazione, ma c'era poco da fare: Sabo era abituato alle stranezze del suo mondo e un passaggio di universo non rientrava nemmeno tra le prime tre. E proprio per questo motivo sapeva anche che poteva contare su gente che con le stranezze sapeva come fare e come agire.
    "Che cosa c'è che ti preoccupa?" Domandò allora Sabo.
    "Quando Nina è sparita... pensava l'avessi tradita," confessò infine Matthias. "Eravamo dentro quelle segrete, il mio es comandante aveva capito tutto... pensavo che se avessi finto di essere dalla sua parte avrebbe abbassato la guardia permettendomi di salvare Nina."
    "Il mio arrivo ha scombinato un po' le cose," capí Sabo.
    Marthias annuí. "La faccia con cui lei mi ha guardato... non credo che me la scorderò mai più. Ma se l'avessi tirata fuori da lí, avrebbre capito. Avrebbe saputo. Ma adesso..."
    "Potrai spiegarglielo quando tornerà."
    "E se non dovesse tornare?" Replicò Matthias. "Non voglio che il suo ultimo ricordo di me sia quello." Accasciò la testa nelle spalle e nelle grandi mani, senza piangere ma spargendo attorno un grande dolore.
    "Mio fratello è morto pensando che anche io lo fossi," disse allora Sabo. "È morto mentre io avevo perso la memoria e non sapevo nemmeno che esistesse, che fosse mio fratello e che era in pericolo. Ho ricordato tutto solo quando ormai era troppo tardi, per me e per lui. Non ci vedevamo da dieci anni."
    Matthias lo guardò, ed era un misto di sorpresa per quella rivelazione imprevista e di orrore per quello che era successo.
    "Questo per dire," disse Sabo, "che non permetterò che una cosa del genere succeda a qualcun altro. E di certo non a te e a Nina."

    Come volevasi dimostrare, Van Eck li tradì. Tentò di prendersi Bo, e di non dare loro alcunché, anzi, di arrestarli tutti utilizzando la scusa che gli avevano rapito il figlio. Non era proprio la cosa più carina del mondo, Sabo dovette riconoscerlo, e Van Eck entrò nel club dei peggior padri dell’anno assieme al suo perché prima utilizzò il figlio in un modo, ma poi disse a Kaz che per quanto gli interessava lo poteva anche ammazzare, tanto era un figlio inutile di cui avrebbe fatto volentieri a meno.
    A quelle parole Kaz non dovette nemmeno chiedere aiuto a Sabo, perché fu Sabo stesso a precipitarsi nella mischia, e fu con grande piacere che tirò un bel pugno assestato con anche un po’ d’Haki a Van Eck, con il quale sperò di avergli rotto sia naso sia mascella. Poi si dedicò al resto della guardia che Van Eck aveva portato con sé, mentre Kaz, Inej, Wylan e Jesper coprivano la fuga di Bo accompagnato sulle spalle da Matthias.
    La nave salpò e quando fu a una distanza di sicurezza ragguardevole Sabo saltò, usando sia la forza sia la spinta che il fuoco gli dava per saltare di nuovo sopra il ponte. Era parte del piano, ovviamente, Wylan se ne era accertato e di questa cosa Sabo gliene era grato.
    “E adesso?” disse.
    Ci fu un attimo di pausa in generale, e poi tutti gli occhi si voltarono verso Kaz. Poteva anche essere quello che badava più ai soldi e alla vendetta, ma era anche quello che aveva le idee e che finora le aveva portate a termine, più o meno. Anche Sabo stesso li rispettava per quello, avrebbe soltando preferito vederlo mettere in pratica tutte queste sue caratteristiche più per una nobile ragione.
    Ma aveva smesso di tentare di convincerlo, seguendo il consiglio di Inej. Avrebbe agito come sempre, quando il momento l’avrebbe richiesto.
    “Abbiamo fatto quello che Van Eck ci ha chiesto, e i soldi ci spettano,” disse Kaz infine. “Sono sicuro che tutti voi al momento siate arrabbiati con lui e vogliate fargliela pagare. Possiamo provare a farlo, elaborare un piano, ma sicuramente siamo in svantaggio. Dovremo procurarci dei mezzi, in nascondiglio momentaneo per Bo…”
    “A questo punto, ritorna il mio piano di non consegnare Bo a nessuno,” disse Sabo. “In fin dei conti, non è lui che farà avere a voi i soldi indietro, e questo potrebbe risparmiare un sacco di grattacapi. Da parte mia, sarò sempre favorevole a qualsiasi piano che involta questa cosa.”
    “Sì, lo sappiamo,” disse Kaz, ma non sembrava intenzionato a replicare su quel punto. “Tu ci hai tirato fuori un sacco di volte da casini seri, Sabo, e questo è indubbio. Ma purtroppo non possiamo più fare affidamento si di te.”
    “Perché?” si intromise Wylan. “Io sono d’accordo di non consegnare Bo a nessuno.”
    “Anche io,” aggiunse Matthias.
    “Non è quello,” rispose Kaz. “È che non possiamo rischiare di basare tutti i nostri piani su Sabo, quando non sappiamo se se ne andrà. Insomma, tutti noi immaginiamo che Nina tornerà a prendere il suo posto, no? Solo non sappiamo quanto. E se succederà nel momento in cui avremo basato tutto sulla presenza di Sabo, saremo spacciati.”
    Aveva ragione, nessuno poteva negarlo. Improvvisamente Sabo si sentì completamente impotente, in balia degli eventi. Si fidava di Koala e Hack, sapeva che l’avrebbero riportato a casa, ma non poter comunicare con loro, non poter capire che cosa facevano, era un handicap serio a quel punto. E gli ritornarono in mente anche alcune parole che Kaz gli aveva detto precedentemente: lui non poteva far niente per quel mondo, perché prima o poi se ne sarebbe andato.
    Ed era sostanzialmente vero, Sabo non veniva da quel mondo. Doveva ricordarsene.
    “Non dico che Sabo non debba più aiutarci,” aggiunse Kaz. “Ma non possiamo elaborare piani sulla sua presenza, come abbiamo fatto adesso con Van Eck. Dobbiamo trovare degli altri modi, e dobbiamo farlo come truffatori, come siamo abituati a fare le cose qui a Ketterdam.”
    Sabo annuì. “Ma allora, io cosa posso fare?”
    “Starai nelle retrovie, pronto a intervenire se dovesse succedere qualcosa,” disse Kaz. “Potrai controllare Bo, che non manderemo certo in giro. In questa maniera dovresti essere più tranquillo che non lo consegneremo.”
    “In questa maniera saremo sicuri che anche se Nina dovesse apparire improvvisamente, si troverà in una situazione di calma e non nel mezzo di un caos senza esserne stata avvertita.”
    Scoccò un’occhiata a Matthias, per fargli capire che in quel modo pretendeva però che lui non facesse più da guardia del corpo a Sabo ma diventasse parte attiva del piano. Anche Matthias sembrò capire le implicazioni di quella situazione, perché annuì, ma comunque aggiunse, “ricordiamoci che Sabo non sa nuotare, per cui dovremo sempre avere un controllo anche su quello.”
    Sembrarono tutti d’accordo anche su quel punto, ma mentre Kaz passava a illustrare la parte successiva del suo piano, Sabo aveva altri pensieri. Sarebbe tornato nel suo mondo, questo era certo. Ma ci sarebbe stato poco: ormai si era fissato con quel mondo e, se c’era una cosa per la quale si era impuntato, era mettere al sicuro Bo in modo che nessun altro potesse impadronirsi della jurda parem per sfruttarla.
    D’altronde, era già finito in quel mondo una volta. Avrebbe potuto tornarci un’altra, in maniera più conscia.
    Con quel pensiero in testa, seguì con più voglia i pensieri di Kaz.
     
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