Felicità

[Voltron Legendary Defender] prompt: bedgasm

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    “Al momento per stasera è tutto,” Shiro annunciò la chiusura della riunione serale alle otto spaccate. E anche con una certa soddisfazione da parte sua, perché oggi aveva fatto tutto quello che doveva fare, il che voleva dire avere la serata libera.
    Una volta che tutti furono usciti dalla sala riunioni, chiamò Keith con cellulare. “Hai già cenato?”
    “Non ancora.”
    “Ordina qualcosa da portare in camera mia, arrivo fra cinque minuti.”
    Shiro ci provava seriamente a ritagliarsi del tempo da spendere in tranquillità con Keith, soprattutto considerando che non spesso Keith era a bordo dell’Atlas, ma spesso le sue giornate erano così piene che a loro era riservato solamente una chiacchierata velocissima prima di andare a dormire. Era felice finalmente di avere un attimo di tempo per sé. Keith non gliel’aveva mai fatto pesare, e comunque era sempre molto impegnato anche lui.
    Ma oggi aveva fatto tutto come si deve.
    “Ti vedo felice,” commentò Keith, quando Shiro entrò in stanza. La tavola era già apparecchiata e il cibo era arrivato, spandendo un buon odore ovunque. Prima di sedersi, Shiro gli diede un bacio tra i capelli neri.
    “Sì, sono felice,” rispose, prendendo la prima boccata di cibo. “Oggi è stata una giornata perfetta.”
    “Raccontami,” chiese Keith, ed era una domanda davvero interessata, anche se probabilmente conosceva metà delle cose.
    “Be’, abbiamo iniziato al mattino, ho dovuto fare il controllo dell’intera nave per assicurarmi che andasse tutto bene, va fatto ogni lunedì, per una volta persino Slav è riuscito nell’eroica impresa di non parlare di statistiche.”
    “Lo stai addestrando.”
    “E’ lui che sta addestrando me visto che mi sono messo i calzini come voleva lui. Che vuoi, almeno non mi sono fatto salire la pressione per niente.”
    Keith scosse la testa e sorrise.
    “Poi sono arrivati i nuovi cadetti, quelli addestrati da Lance.”
    “Come sono?” si informò immediatamente Keith.
    “A posto, tranquillo. Lance non ha attaccato loro nessuna mania.”
    Keith tirò un sospiro di sollievo.
    “Mi paiono tra l’altro tutti talentuosi, abbiamo fatto fare delle prove, poi gli MFEs hanno fatto una dimostrazione e sono stati tutti entusiasti. Sam ha mostrato le nuovi navi che stanno costruendo, sono contento dell’aiuto di tutta la coalizione.”
    “Hai almeno pranzato?” Keith domandò, con una leggera alzata delle sopracciglia, notando il modo in cui Shiro parlava e si strafogava.
    “Sì, sì, con Veronica mentre organizzavamo le attività della giornata. Subito dopo pranzo dovevo incontrare alcuni rappresentativi della coalizione per vedere se riusciamo a inserire anche dei loro cadetti all’interno del programma degli MFEs.”
    “Sì, lo so, non vogliamo che l’universo pensi che la Terra stia creando un secondo impero Galra.”
    Shiro annuì. “Mi sono sembrati tutti molto entusiasti, e credo che il progetto stia finalmente partendo attivamente, per cui ho passato il resto del pomeriggio a scrivere report e mandare comunicazioni in giro a questo riguardo.”
    “E poi la riunione.”
    “Sì, quella la facciamo tutti i lunedì per informare tutti i settori dei processi che stiamo svolgendo, le ricerche in corso, capire come dobbiamo procedere… ma siamo tutti abbastanza allineati. A fine settimana finalmente entreremo nel nuovo settore della galassia per cui siamo tutti un po’ eccitati.”
    Keith sorrise dolcemente. “Sei felice.”
    “Sì,” disse. “Sì, sono felice.”
    Ed era vero: faceva quello che aveva sempre desiderato, lo faceva bene, e aveva anche superato quello che era stato il suo tallone d’Achille da sempre, la malattia degenerativa. Era felice.
    “Ma anche molto stanco. Ti dispiace…?”
    “No.”
    Ma a letto si accorse di non avere sonno. Era ancora troppo soddisfatto della giornata appena trascorsa, del modo in cui era riuscito a organizzare le cose, della situazione che in generale poteva affrontare.
    Così si sarebbe svegliato stanchissimo la mattina dopo, con l’umore nero, avrebbe bevuto troppi caffè e si sarebbe irritato e avrebbe svolto i suoi compiti più lentamente. A quanto pare anche avere delle giornate piene e soddisfatte era controproducente.
    Però c’era Keith, sdraiato al suo fianco, che già dormiva respirando lentamente. Shiro lo abbracciò da dietro, cullandosi nel suono regolare del suo cuore e del suo respiro.
    La felicità era anche quello, al termine di una giornata piena, dormire abbracciato alla persona che sia amava.
     
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