Il COW-T!

[Voltron Legenday Defender] - cowt!Au sort of?

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    Keith era seduto sul divano, il portatile davanti a sé, poggiato sulle sue ginocchia, e un film che scorreva alla televisione collegata all’account Netflix. Quattro schermate erano aperte sul Chrome: la pagina del suo profilo su Ao3, il contaparole di Lande di Fandom, la chat di squadra dei vampiri e la pagina con l’andamento settimanale delle squadre del cow-t, che veniva refreshata continuamente per verificare la situazione.
    Ovviamente era aperta anche la pagina di word, e Keith passava continuamente lo sguardo sul numero di parole per essere ben sicuro di superare almeno le mille parole per poter tirare un dado di numero superiore. Erano le nove: di lì a mezzanotte contava di buttare giù almeno altre cinque storie minimo.
    Prima delle otto era riuscito a postare e segnalare la storia da 20.000 parole che aveva concluso in mattinata, giusto per evitare il malus, e ora poteva andare di short fiction come se non ci fosse un domani. Non era ferratissimo nelle drabble, ma tanto meglio dato che davano meno punti causa presenza di sacre bestie.
    Accanto a lui, sul divano, giaceva un cartone di pizza vuoto e una lattina di birra ancora a metà. La sera di sabato durante il cow-t non si aveva tempo di mangiare decentemente, si sarebbe perso troppo tempo che serviva per buttare giù almeno altre mille parole.
    Keith caricò di nuovo la pagina dell’andamento settimanale delle squadre. Prima, la sua squadra (i vampiri) era alla pari con quella dei cavalieri, ma adesso li avevano superati. Qualcuno aveva pubblicato un altor paio di fic con un numero discreto di parole.
    Keith: come siamo messi?
    Lotor: ho ancora tre fic da ca 2000 parole da pubblicare, intanto scrivo delle drabble perché siamo veramente troppo vicini ai cavalieri per il numero di storie e non voglio rischiare di farmi superare
    Keith: fai bene
    Keith: io cerco di buttare giù almeno altre cinque storie, non so se riesco a fare di più
    Lotor: sono un po’ preoccupato per i maghi, non è che ci buttano tutto all’ultimo cinquanta storie come la scorsa settimana?
    Keith: nah, Pidge questa settimana ha un esame importante per cui è fuori gioco per fortuna, lei e quel suo maledettissimo sistema di dettatura che le permette di scrivere storie ovunque
    Keith: mi sa che pure Matt lo utilizza, ma ha meno fantasia della sorella
    Lotor: non possiamo chiedere ai mod di dichiarare illegale una cosa del genere?
    Keith: boh, mi sa di no ma comunque non mi preoccupo, la prossima settimana avranno la missione di salvataggio e quindi son abbastanza fuori gioco, se li battiamo sia questa sia la prossima dovremo avere abbastanza vantaggio per resistere
    Lotor: certo che se gli angeli si dessero un po’ da fare e superassero pure loro i maghi, gli farebbero perdere un’altra bestia
    Keith: gli angeli giocano per il lol
    Keith: ho sentito Hunk, è fuori tutta la sera con Shay, mica come noi che siamo a casa a buttare giù parole
    Lotor: sono contento di essere capitato in una squadra ipercompetitiva, è più nel mio stile
    Keith sentì aprirsi la porta di casa e un Shiro dall’aria stanca comparve nel salotto. Keith si affrettò ad abbassare il foglio di word e ad aprire una pagina a caso su Ao3 fingendo indifferenza.
    “Ehi.”
    Shiro si abbassò su di lui, ancora seduto sul divano, circondandogli il petto con le braccia e baciandogli la base del collo. “Buonasera…”
    Keith sorrise. Alzò una mano ad accarezzargli i capelli e poi si voltò per baciarlo come si deve: le labbra di Shiro erano fredde per il clima ancora invernale, ma non lo rimasero a lungo.
    “Com’è andata al lavoro?” domandò.
    “Un disastro,” Shiro rispose, con un’alzata stanca delle spalle mentre si toglieva la borsa e la lasciava cadere non troppo cerimonialmente sull’altra poltrona del salotto. “Abbiamo avuto un’emergenza all’ultimo momento, quando avevo già spento tutte le macchine. Abbiamo dovuto riaccenderle tutte e rifare ogni singola verifica. Il tutto con il capo che ci urlava al telefono perché ovviamente secondo lui era stata colpa nostra. È stato terribile.”
    “Mi dispiace,” commentò Keith. “Vedrai che andrà meglio non appena troverai un nuovo lavoro.”
    “Non vedo l’ora.”
    “Vuoi sederti un po’ come me a vedere la tv?”
    “Cosa stai guardando?”
    “Un thriller? Hanno ammazzato una facendolo passare come suicidio, tipo, e la sorella non ci crede e sta indagando. A una certa mi sono perso però.”
    “Passo, allora.” Shiro si stiracchiò un attimo. “Mi sa che vado a letto che sono distrutto. Domani pomeriggio lavori, vero?”
    Keith annuì. “Purtroppo sì.”
    Shiro lo baciò ancora. “Allora è proprio il caso che vada a letto subito, così almeno domani mattina sono tutto tuo.”
    “Buonanotte,” Keith mormorò, sentendosi un attimino in colpa. “Finisco di vedere il film e ti raggiungo.”
    “Ci conto.”
    Keith aspettò che Shiro fosse andato in bagno e poi n camera da letto, prima di recuperare il foglio di word e finire la storia che aveva iniziato, premendo più piano e più lentamente sui tasti per non disturbare Shiro. Aveva anche abbassato il volume della televisione e a quel punto avrebbe potuto spegnarla direttamente.
    Pubblicò la storia e poi caricò nuovamente la pagina dell’andamento delle squadre.
    Keith: ma che cazzo?
    Lotor: cosa?
    Keith: guarda le squadre
    Lotor: ma che cazzo
    Keith: eh
    Lotor: questo è Lance. Sono sicuro che è Lance
    Keith: sì ma come cazzo ha fatto a pubblicare venti storie nel giro di una mezzora
    Lotor: perché le scrive un autobus sul cellulare per tutta la settimana
    Lotor: ma tipo solo drabble, meno di cinquecento parole per le missioni dove non c’è il limite minimo
    Lotor: poi le scarica tutte il sabato sera, l’ha fatto pure scorsa settimana, solo che scorsa settimana gli ho dato diversi passaggi in macchina io quindi non ha potuto scrivere
    Lotor: adesso capisco perché questa ha messo la sveglia mezz’ora prima pur di evitarmi
    Keith: Lance che si alza mezzora prima???
    Lotor: magie del cow-t
    Lotor: figurati che adesso si fa la doccia in dieci minuti, mai visto prima
    Lotor: almeno risparmiamo sulla bolletta dell’acqua questo mese
    Keith: vabbé cose dell’altro mondo
    Keith: ma anche chissene di Lance, la cosa importante è che ci stanno fregando un sacco di punti e dobbiamo recuperare
    Lotor: vai tranquillo che adesso butto giù anche io un po’ di drabble da cento parole così imparano
    Lotor: piuttosto che farli vincere trasformo il mio saggio di letteratura inglese in una serie di drabble
    Lotor: devono affogare cazzo (cit)
    Keith: benissimo, io finisco di buttare giù le altre due trame e poi ti do una mano
    A Keith dispiaceva per Shiro ma oh, il cow-t era il cow-t, e poi Keith non ci stava a perdere proprio con la squadra di Lance, scordandosi, per un momento, che anche Shiro era parte della squadra dei cavalieri. E che anche Shiro era iper-competitivo nelle cose.
    Keith buttò giù in fretta due storie da poco più di mille parole e le pubblicò immediatamente, sicuramente piene di errori grammaticali perché chi ha tempo di scrivere in maniera decente e in italiano corretto durante il cow-t? Poi aggiornò il contatore delle squadre, solo per avere un’altra brutta sorpresa.
    Keith: ma come hanno fatto a superarci pure nel numero di parole totali???
    Lotor: e dire che esiste il malus del sabato sera proprio per evitare situazioni di questo tipo…
    Keith: banniamo i cavalieri dalle prossime edizioni del cow-t
    Lotor: anche dalla vita, proprio
    Per curiosità, Keith andò a cercare la masterlist del cow-t per capire chi poteva essere stato a pubblicare così tanto nell’ultima ora di gioco. Respirò pesantemente quando vide scritto, a chiare lettere, il nickname di Shiro su Lande di Fandom (gayblackpaladin). Aveva pubblicato due storie da quasi 10.000 parole.
    Keith: sto per commettere un omicidio
    Lotor: approvo, ma perché?
    Keith: Shiro
    Keith: mi aveva detto che andava a dormire, che era stanco, e sta tirando mattoni di 10.000 parole
    Lotor: ci sono gli estremi per il divorzio, io te lo dico
    Keith: tu ci scherzi, ma l’unico motivo per cui Pidge e Matt sono stati messi in squadra assieme è perché due anni fa hanno rischiato di incendiare camera loro per evitare che uno dei due pubblicasse più dell’altro
    Lotor: amo questo gioco
    Keith si rese conto che non aveva troppo senso sfogarsi con Lotor quando poteva alzarsi e andare a insultare Shiro di persona. E dire che si era anche sentito in colpa perché lo stava abbandonando a letto da solo! Abbassò lo schermo del laptop e lo appoggiò con poca delicatezza sul divano. Ignorò il cartone della pizza ancora lì e la televisione accesa e raggiunse la porta della camera da letto.
    Abbassò la maniglia, ma la porta non si aprì. Provò ancora un paio di volte, ma quando sentì le risate soffocate di Shiro all’interno della stanza, capì. “Ma ti sei pure chiuso dentro?”
    “Scusa, eh, ma non c’è andato molto a genio essere arrivati secondi settimana scorsa.”
    “Shiro, apri questa porta.”
    “La aprirò esattamente a mezzanotte e un minuto.”
    Keith respirò pesantemente. “Avevi detto che eri stanco. Avevi detto che volevi riposarti perché domani mattina saremo stati assieme.”
    “L’ultima parte della frase è vera.”
    “Non lo sarà ancora a lungo se non apri questa porta.”
    Per un attimo, Shiro non rispose. “Mi spiace, lo faccio per il bene della mia squadra. E poi hai il tuo portatile, no? Puoi scrivere anche tu nel frattempo.”
    “Oh, ci puoi giurare!”
    Keith ritornò sul suo divano e spense la televisione. Prima di rimettersi a scrivere, però, diede un’altra occhiata all’andamento delle squadre. Lotor stava pubblicando drabble a manetta, e così anche Lance, ma Shiro aveva probabilmente segnalato un’altra storia dal notevole numero di parole. Probabilmente le aveva da parte, altro che emergenza al lavoro! Quello faceva straordinari per scrivere fic!
    Non sarebbe mai riuscito a batterlo con le due-tre fic che gli restavano da scrivere nelle prossime due ore. Sospirò pesantemente e si accasciò sul divano e fu in quel momento che si rese conto di una cosa importante: avevano il modem di internet in salotto.
    Keith: scusate, per stasera non posso più pubblicare
    Keith: ma non potrà più farlo nemmeno Shiro
    Lotor: ???
    Keith non rispose. Si alzò e fissò il modem solo per un attimo, prima di afferrare la spina e staccarla di netto dalla corrente.
    Ci vollero cinque minuti buoni prima che Shiro si accorgesse di non avere più la connessione a disposizione, e altri cinque prima che capisse che non era un problema tecnico ma umano.
    “KEITH!”
    “Che c’è?” rispose lui, con tono ingenuo.
    “Riattacca immediatamente il modem!”
    “Vieni ad attaccarlo tu se proprio ci tieni. Ma dovrai uscire da quella stanza per farlo.”
    “Non puoi pubblicare nemmeno tu senza internet!”
    “A questo punto preferisco boicottare te e le tue storie da 10.000 parole, guarda, mi dà più soddisfazione.”
    “Stanotte dormi sul divano.”
    “Per me va bene.”
    Keith accese nuovamente la televisione e alzò il volume, non abbastanza perché i vicini chiamassero la polizia per schiamazzi notturni, ma abbastanza per far capire a Shiro che la questione era chiusa e che, per parlare con lui, avrebbe dovuto aprire la porta e uscire da quella maledetta stanza.
    Il problema è che erano entrambi competitivi ai massimi livelli: Keith si impose di continuare a tenere gli occhi fissi sulla televisione e fingere di non aver visto, nemmeno per una volta, la porta della stanza schiudersi appena, e poi richiudersi. Ad una certa aveva quasi pensato di fingere di dormire, per vedere se Shiro si azzardava a uscire dalla stanza, per poi saltare sopra il divano, chiudersi dentro e formattagli l’intero hard disk giusto per essere sicuro che non avesse un centinaio di fic da ventordicimila parole pronte per le settimane successive. Ma no, era quasi sicuro che Shiro non si sarebbe fidato a lasciare incustodito il suo portatile. Sorrise al pensiero, immaginandosi Shiro che usciva furtivamente dalla camera, il portatile stretto al petto, e camminava in punta di piedi fino al modem per attaccare di nuovo la spina alla corrente.
    Intanto, con il cellulare, Keith provò a buttare giù un paio di drabble da un centinaio di parole. Niente di che, giusto per sentirsi impegnato e per dare l’idea di fare qualcosa per aiutare la squadra. Vedendo l’andamento delle squadre in tempo reale, si capiva che Lotor e Lance si stavano ancora sfidando a colpi di flashfic, ma le tre storie che aveva pubblicato Shiro permettevano ai cavalieri di tenersi a un buon margine di distanza, e le cose non cambiarono molto nel corso della serata.
    Con un sospiro seccato, Keith diede un’occhiata ai prompt e alle missioni per la settimana successiva, prima di notare che la porta della camera era ora leggermente aperta. Contemplò per un attimo l’idea di dormire effettivamente sul divano giusto perché non era petty per niente, ma la scartò.
    Shiro era effettivamente a letto, già sotto le coperte, probabilmente fingendo di dormire. Keith si mise il pigiama in fretta e si infilò anche lui sotto, voltato di schiena e stando ben attendo a non sfiorarlo nemmeno per sbaglio.
    Due minuti dopo, le mani di Shiro si avvolsero attorno al suo petto. Keith fece uno sforzo molto blando per divincolarsi e, con un sospiro mezzo seccato mezzo divertito, si rilassò completamente mentre Shiro gli succhiava la base della nuca. Si voltò lentamente e strinse le sue dita attorno al pigiama di Shiro, leccandosi le labbra.
    “Perdonato?” sussurrò Shiro, il suo fiato che gli solleticava il collo.
    “Assolutamente no. Eravamo praticamente pari, e invece avete vinto di nuovo voi! Meno male che ti ho staccato il modem, altrimenti chissà di quanto ci superavate.”
    “Be’, allora…” Shiro fece per allontanarsi, ma Keith lo bloccò, le mani appoggiate sui suoi fianchi.
    “Non sei perdonato,” disse, “Ma è un buon inizio.”
    ***
    Il sabato successivo, Shiro non aveva il turno serale al lavoro. Era rimasto comunque fuori fino alle sei per terminare uno dei progetti che seguiva per la società, e per cui forse gli avrebbero persino pagato gli straordinari, e fra una pausa e l’altra avrebbe anche potuto scrivere qualcosa per le sfide settimanali.
    Mentre tornava a casa, seduto in metropolitana, diede un’occhiata rapida all’andamento delle squadre. I maghi avevano il problema della missione di salvataggio, ma Pidge era tornata a pieno ritmo per cui Shiro era sicuro che, se avessero loro permesso di superarli questa settimana, sarebbe stato difficile riprenderli dopo. I vampiri invece erano più o meno in parità rispetto a loro e quindi Shiro sapeva bene che non potevano permettersi distrazioni.
    Aprì la chat di squadra.
    Shiro: come siamo messi?
    Lance: ecco, di questo ti volevo parlare
    Lance: ti ho mandato un file su dropbox
    Shiro: cos’è?
    Lance: sono tutte le drabble e le flashfic che ho scritto questa settimana, tra una pausa e l’altra
    Lance: non sono moltissime perché Lotor ha voluto a tutti i costi accompagnarmi ogni mattina e c’è un limite a quanto posso anticipare la sveglia!
    Shiro: scommetto che l’ha fatto di proposito
    Lance: dici?
    Shiro: figuriamoci
    Lance: vabbé, ormai è fatta, mi inventerò una scusa migliore per settimana prossima
    Lance: il punto è che stasera non posso pubblicarle, Lotor ha invitato Allura a cena e intanto devo iniziare a prepararmi da adesso, quindi devo interrompere tutto
    Shiro guardò l’orario: erano le cinque e mezza.
    Shiro: per quand’è la cena
    Lance: alle otto
    Shiro: vuoi che commento?
    Lance: no
    Lance: comunque, non farmi perdere il punto! Stasera, cena con Lotor e Allura, fine, non c’è cow-t che tenga ma col cavolo che faccio vincere i vampiri, manco morto, quindi ti mando le mie credenziali e pubblichi tu le mie storie a nome mio
    Shiro: è legale?
    Lance: ho controllato e nel regolamento non c’è niente che lo vieti, vietano di scrivere storie per contro di altri, quindi sarebbe un problema se le pubblicassi col tuo account, ma dato che userai il mio…
    Shiro: si, va bene, per me non ci sono grandi problemi, a meno che Keith non mi stacchi il modem anche questa sera
    Lance: staccagli le dita
    Shiro: stare con Lotor ti fa male, io te lo dico
    Shiro: comunque vai tranquillo, abbiamo il modem in salotto, e sto rientrando presto stasera, non dovrei avere problemi, se succede qualcosa di informo, passami tutto
    Lance: perfetto
    Lance: tra l’altro ti tengo pure occupato Lotor così non potrà pubblicare nemmeno lui, meglio di così
    Shiro bravo soldato
    Lance: cavaliere, please, ci tengo
    Shiro: ci teniamo tutti, altro che vampiri e maghi e angeli
    Tornò a casa pensando a un paio di trame che avrebbe ancora potuto scrivere per la prima missione, che era quella dove erano rimasti un attimo indietro. La casa era stranamente silenziosa.
    “Keith?” chiamò. Nessuna risposta.
    Appoggiò la borsa sul divano e si recò in camera da letto, la cui porta era semichiusa, le persiane alle finestre già chiuse. Accese la luce e venne accolto da un mugolio infastidito di qualcuno che si mosse da sotto le coperte. Shiro si avvicinò abbastanza per notare sul comodino il termometro e una bustina aperta di tachipirina, con un bicchiere vuoto a fianco.
    “Ti senti male? Perché non mi hai chiamato?”
    Keith spuntò la testa da sotto le coperte. “È solo un’infreddatura…”
    “A quanto hai la febbre?”
    “Trentotto e mezzo.”
    “Non mi pare solo un’infreddatura!”
    “Ma adesso ho preso una tachipirina, vedrai che si abbassa.”
    “A che ora l’hai presa?”
    “Boh? Alle cinque?”
    Shiro controllò l’orologio, poi passò la mano fra i capelli di Keith. “Non mi sembri molto caldo adesso, in effetti. Tu come ti senti?”
    “Ho freddo e mal di testa.”
    “Vedrai che adesso la tachipirina ti fa passare anche questo. Non vuoi bere un po’? Fa bene bere con la febbre.”
    “Vorrei solo riposarmi.”
    Shiro annuì. “Va bene, non preoccuparti. Mi metto di là così non ti disturbo.” Si alzò e lo sguardo gli cadde sulla confezione della tachipirina. La prese e se la rigirò fra le mani.
    “Cosa c’è?”
    “È scaduta.”
    “…ma se ha funzionato?”
    Shiro scosse la testa. “Adesso vado a ricomprarne subito una scatola in farmacia, così se poi alle otto se hai ancora la febbre alta ti prendi quella non scaduta.”
    Keith fece un’espressione annoiata, ma poi annuì e si ritirò nuovamente sotto le coperte.
    “Tieni il cellulare vicino così mi chiami se hai bisogno. Io torno fra poco.”
    Shiro uscì di nuovo di casa, fece la coda in farmacia, acquistò la tachipirina e rientrò in casa. Keith probabilmente stava dormendo perché era ancora sotto le coperte e non si mosse sentendolo rientrare. Shiro chiuse la porta e riportò la scatola della tachipirina al suo posto nel cassetto del bagno, poi si sistemò nel tavolo della cucina a scrivere. Premette i tasti molto lentamente, il che ovviamente causò un rallentamento nella sua velocità di produrre fiction e parole, ma non voleva rischiare di svegliare Keith che aveva bisogno di riposare.
    Alle otto, però, oltre a fare una pausa perché cominciava a non vederci più nel mare di parole che aveva scritto, andò a svegliarlo. Si sedette nel letto accanto a lui e gli accarezzò delicatamente i capelli per svegliarlo. Keith mugolò appena e non diede nessun segno di volersi svegliare.
    “Sono le otto, ora di misurarsi la febbre.”
    Keith borbottò qualcos’altro di non esattamente comprensibile, ma con molta calma estrasse la mano da sotto le coperte per afferrare il termometro, prima di farlo scomparire di nuovo al di sotto. Shiro rimase ad aspettare finché il termometro non suonò. Keith non si prese nemmeno la briga di guardarlo, glielo passò direttamente.
    “Trentasette e sei,” commentò Shiro. “Ti risparmi la tachipirina, magari prendiamo un’aspirina dopo. Ti va di mangiare qualcosa?”
    “Non lo so…”
    “Ti faccio un po’ di brodo?”
    “Uhm… Qualcosa di più leggero?”
    “Un po’ di tè? Limone e zucchero, che ti sostiene.”
    Keith ridacchiò. “Sembri una nonna. Ma grazie, sì, un po’ di tè va bene.”
    Shiro annuì e, dopo un’ultima carezza sulla testa, tornò in cucina. Mise un po’ di acqua sul fuoco per farsi pasta e tonno per sé e il tè per Keith, preparò la tazza con tanto limone e tanto zucchero e la bustina del tè che avevano in casa da una vita (ma per fortuna quello non era ancora scaduto). Quando fu tutto pronto, mentre la pasta cuoceva, mise tazza e pacco di biscotti su un vassoio per portarlo in camera.
    Keith spuntò la testa oltre le coperte. “Ma potevo alzarmi…”
    “Figurati.”
    Keith gli riservò un piccolo sorriso mentre si tirava su a sedere.
    “Te la senti di mangiare da solo?”
    “Sì! Dai, ho solo un’influenza, non sono moribondo.”
    “Hai avvertito il lavoro domani?”
    “Magari domani sto meglio.”
    “Keith…”
    “Va bene, dopo gli mando un messaggio.”
    Riservò a Shiro un brevissimo sorriso prima di buttare tre biscotti nel tè e mescolare il tutto col cucchiaio. Shiro andò a recuperare la sua pasta con butto e parmigiano e portò il piatto a letto, in modo da far compagnia a Keith mentre cenavano.
    “Potevi ordinarti qualcosa a domicilio,” fece presente Keith.
    Shiro alzò le spalle. Sarebbe stato brutto mangiare la pizza o qualsiasi altra cosa vagamente decente e da un buon odore con Keith malato e costretto a tè e biscotti senza cioccolato. “A me piace la pasta col burro.”
    “Non è vero ma apprezzo la buona volontà.”
    “E io non ti bacio solo perché non voglio che mi attacchi la febbre,” ribatté scherzosamente Shiro.
    Finito di cenare, Shiro sistemò la cucina mentre Keith si alzava un attimo per andare in bagno, avvolto nella coperta come se fosse una specie di mantello. “Te la senti di vedere un po’ di televisione con me?” gli domandò, mentre chiudeva la lavastoviglie e la metteva in moto.
    Keith scosse la testa. “Prendo un’aspirina,” e indicò la scatola che aveva in mano, “e poi vado di nuovo a riposarmi.”
    “Hai controllato che questa non sia scaduta?”
    Keith gli scoccò un’occhiata seccata, ma Shiro lo vide rientrare in camera girandosi la scatola fra le mani per verificare la data di scadenza. “È ancora buona!” gli comunicò urlando. Shiro scosse la testa divertito.
    Il suo computer era ancora sul tavolino della cucina, e lo aprì per verificare la situazione delle squadre prima di mettersi a pubblicare le sue storie e quelle di Lance. Alzò leggermente un sopracciglio e verificò la linea: diceva che non c’era internet. Che strano. Si alzò a controllare il modem che era sotto la televisione, ma le tre luci verdi erano accese e sembrava non esserci nulla di strano.
    Riavviò il portatile e poi lasciò andare il sistema antivirus per verificare se c’era qualche problema interno di connettività, ma niente. Controllò anche sul suo cellulare: effettivamente la wi-fi non funzionava.
    Scoccò un’occhiata alla camera, da cui non proveniva più alcun suono, riflettendo se fosse il caso di chiedere a Keith se internet avesse avuto problemi nel pomeriggio. Ma no, dubitava che l’avesse usato con la febbre alta che si ritrovava. Stava quasi per cercare il numero dell’assistenza Telecom per chiamare e verificare se il guasto fosse sulla linea, quando notò che il portatile di Keith non era al suo solito posto sul bracciolo del divano.
    Con sospetto, utilizzò la connessione del cellulare per andare su Lande di Fandom e sbirciare l’andamento delle squadre. I vampiri erano avanti, e di diverse lunghezze. Dalla masterlist, risultavano diverse storie di Lotor, il che era strano ma non così tanto: se aveva invitato Allura a cena, era perché sapeva che aveva il modo di continuare a pubblicare anche con quell’inconveniente. Ma c’erano anche diverse storie di Keith che, Shiro era sicuro, non fossero state pubblicate prima di sabato.
    Tornò a controllare il modem, in ginocchio di fronte alla televisione. C’era qualcosa di strano, Shiro non sapeva cosa dire ma sicuramente non funzionava per ragioni non inerenti la Telecom. Si voltò in tempo per vedere Keith che sbirciava la situazione da dietro la porta della camera. Aveva un’espressione colpevole sul viso.
    Ma prima che Shiro avesse l’opportunità di dire qualcosa, Keith sbatté la porta della camera e Shiro sentì il familiare suono della chiave che girava nella toppa. Si precipitò ad afferrare la maniglia, ma ovviamente era troppo tardi.
    “Keith! Che cos’hai fatto al modem stavolta?”
    “Niente,” ripeté Keith dall’interno, ma era un pessimo bugiardo.
    Shiro respirò pesantemente. “Sei davvero malato?” domandò. A questa, Keith non rispose. “Seriamente, Keith, seriamente?”
    “Hai iniziato tu,” ribatté Keith.
    “Avevo solo detto di essere stanco! Tu hai finto di essere moribondo!”
    “A mia discolpa, ho provato a dire che era solo un’infreddatura.”
    Shiro scosse la testa e tornò a sedersi al tavolo della cucina.
    Shiro: Lance, emergenza! Keith ha di nuovo staccato il modem, non so come!
    Shiro: non so come pubblicare le tue storie, help!
    Shiro: Lance???
    Ovviamente Lance era impegnato con la sua cena e non stava guardando la chat. Frustrato, Shiro diede un’altra occhiata all’andamento delle squadre. Keith aveva pubblicato un’altra storia.
    “Come cavolo hai fatto senza internet!” sbottò Shiro.
    “Ho comprato un hotspot apposta per il cow-t.”
    E Shiro pensava di essere quello competitivo! “Benissimo,” disse, “visto che non sei malato e non mi devo più preoccupare, esco.”
    “Come esci?” La voce di Keith risuonava perplessa, quasi delusa.
    Shiro non si lasciò intimorire. Prese giacca, portatile, batteria, borsa e uscì. Mezz’ora dopo, suonava a casa di Lance e Lotor. Fu Lotor stesso a rispondere, con solo i pantaloni addosso e i capelli mezzi spettinati.
    “Shirogane?” domandò perplesso.
    “Lance c’è?” disse Shiro e poi, senza aspettare risposta, entrò e si accomodò col suo portatile sul tavolino della cucina, ancora pieno di piatti sporchi da lavare. “Mi serve la vostra connessione.”
    “Shiro? Che ci fai qui?” Lance comparve sulla soglia e aveva l’aria di uno che si era appena rivestito in fretta e al buio.
    “La password del wi-fi,” commentò Shiro. “A casa mia non funziona e ho un sacco di storie da pubblicare per il cow-t.”
    “E’ dietro il modem.” Lance indicò con la testa la scatola bianca sulla mensola.
    Lotor alzò gli occhi al cielo. “Seriamente? Avremo da fare qui. Ed è la mia connessione, mi rifiuto di farla usare a un cavaliere.”
    “Ne pago metà anche io, ti ricordo, quindi la possono usare anche i miei compagni di squadra. E pure io sono un cavaliere!”
    “Vantatene pure.” Lotor diede un pizzico sulla guancia a Lance. “E poi, vuoi davvero lasciare Shiro qui in cucina mentre noi…”
    “Aaaah,” gridò Lance, cercando di tappargli la bocca.
    “Io non mi formalizzo, fate pure quello che dovete fare,” commentò Shiro, che aveva recuperato la password e si stava connettendo, pronto ad aprire la pagina di Ao3.
    “Caccialo via,” ordinò Lotor.
    “No. Sei tu quello che ha avuto l’idea di invitare Allura solo per distrarmi dal cow-t. Hai passato le tue storie alla tua amica perché te le pubblicasse.”
    “Oh, vuoi dirmi che ti stava dispiacendo? E poi pure tu le hai passate a Shirogane, quindi siamo pari per quanto riguarda questa storia.”
    Allura comparve dietro di loro. Era vestita, aveva le braccia incrociate e quell’espressione che indicava che era arrabbiata ma che non l’avrebbe dato a vedere nemmeno sotto tortura, giusto per non dare soddisfazione.
    “Gente, io me ne vado,” commentò. “Visto che per ora sono solo una scusa per perdere o vincere una sfida di fanfiction.”
    “No, Allura, resta di prego,” pregò Lance.
    Shiro alzò leggermente un sopracciglio. “Se te ne vai, ti porti dietro anche Lotor? Così non può scrivere.”
    “Seriamente, Shiro?”
    Finì con Lotor e Lance che convinsero Allura a restare (e magari a iscriversi al cow-t l’anno prossimo, giusto per capire che c’era una ragione per cui era serious business) e Shiro seduto sulle scale del pianerottolo, il portatile sulle ginocchia, a pubblicare fanfiction utilizzando la loro connessione.
    Quando tornò a casa, la porta della camera era aperta e Keith lo stava aspettando sveglio, un sorriso soddisfatto sul volto: i vampiri avevano vinto la settimana di diverse lunghezze. Senza cambiarsi, Shiro si sedette sul letto di fianco a lui e lo baciò. Sentì Keith rilassarsi sotto le sue labbra e poggiargli le mani sulle spalle.
    “Possiamo considerarci pari, adesso?” Shiro domandò.
    “Non lo so, bisogna vedere le prossime due settimane,” replicò Keith divertito. “Non abbiamo ancora vinto il cow-t.”
    “E non lo vincerete,” commentò Shiro. “Ho già in mente un sacco di plot per la prossima sfida.”
    “Per le fanfiction, o per impedire a me di scrivere e pubblicare?”
    “Entrambi.”
    Keith incrociò le braccia. “Hai appena detto che eravamo pari.”
    “E da domani si ricomincia da capo.”
    Keith sospirò e si accasciò di fianco a lui. “Dovremo farci mettere in squadra assieme l’anno prossimo.”
    Shiro ci pensò un attimo. “No. Non sarebbe abbastanza divertente.”
    Tanto il cow-t lo vinsero comunque i maghi.
     
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